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Nuovo Codice Dei Contratti: L’audizione Di Anci

By consulteam inAppalti pubblici

L’audizione di Gianluca Galimberti, sindaco di Cremona e membro del direttivo ANCI, svolta a nome dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani presso l’VIII Commissione Ambiente al Senato, nell’ambito dei lavori sullo schema di D.Lgs. per la riforma del Codice dei contratti pubblici, mette in evidenza il forte legame che unisce procedure ad evidenza pubblica, enti locali e utilizzo delle risorse PNRR.

La richiesta, come già arrivata da più parti, è quella di un rinvio all’entrata in vigore delle nuove disposizioni, per non fare subire quello che Ance ha definito qualche giorno fa come un possibile “shock del mercato”.

Al nuovo Codice si riconoscono però tanti punti positivi, in particolare quegli aspetti che “mettono a regime” alcune discipline attualmente utilizzate come deroghe al D.Lgs. 50/16, ovvero:

  • le procedure semplificate per gli affidamenti sotto soglia già introdotte con il dl 76/2022 e dl 77/2021;
  • l’appalto integrato sulla base del progetto di fattibilità tecnico ed economica;
  • la riforma del processo amministrativo che mira a non bloccare le opere pubbliche rendendo più difficile l’ottenimento della c.d. sospensiva attraverso l’applicazione del principio del contemperamento degli interessi pubblici;
  • la valorizzazione dell’appalto “congiunto” che consente un accordo tra stazioni appaltanti ex articolo 15 della legge 241/1990 per l’affidamento di un lavoro, servizio o acquisto di fornitura
  • l’eliminazione di un livello progettuale, anche se questo punto si auspica un alleggerimento delle previsioni sul PFTE.

Per ANCI è giusto anche l’innalzamento della soglia a 500mila euro, oltre la quale vige l’obbligo di aggregazione e la qualificazione dell’affidamento dei lavori. A differenza di altre realtà, compresa ANAC, che hanno storto il naso davanti alla nuova soglia, secondo ANCI essa permette unicamente di non avere l’obbligo di ricorrere ad altro soggetto qualificato per gli affidamenti di lavori pubblici ma non per fare affidamenti diretti, la cui soglia rimane quella dei 150mila euro.

Non mancano, però, gli aspetti negativi. Tra i principali punti di criticità che necessitano di chiarimenti e/o di modifiche, ANCI evidenzia:

  • un chiarimento sulla possibilità di individuare il Rup anche tra dipendenti a tempi determinato(art. 15. c. 2), per snellire le procedure nell’ambito di amministrazioni a minore complessità organizzativa.
  • la previsione che la programmazione triennale delle opere pubbliche nonché quella biennale degli acquisti di beni e servizi non debbano essere “contestualmente” accompagnate da un piano di formazione specialistica(art. 15, c. 7). Per ANCI si tratterebbe di un inutile appesantimento di oneri;
  • semplificazione della fase di programmazione delle opere, servizi e forniture la cui disciplina rimane sostanzialmente inalterata rispetto a quella vigente con la conseguenza di dovere, a volte, reiterare l’approvazione del programma triennale delle opere pubbliche anche solo ed esclusivamente per modifiche progettuali di dettaglio non incisive ovvero, altre volte addirittura di non poter procedere in assenza del DUP approvato (art. 37);
  • chiarire e semplificare le cause di esclusione non automatica;
  • semplificare alcuni elementi del sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti, prevedendo la qualificazione “di diritto” delle Città metropolitane e dei Comuni capoluogo;
  • modificare la procedura per la revisione dei prezzi in quanto rimanda ad indici ISTAT da approvare annualmente, al 30 settembre, ma d’intesa con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Secondo l’Associazione essa non sembra in linea con la necessità di un intervento tempestivo sul caro prezzi. La conseguenza sarà un ritardo procedurale per coprire i maggiori oneri o per usufruire di eventuali maggiori risparmi, come già sta accadendo oggi
  • chiarire, in relazione alla realizzazione di opere a scomputo che il privato può intervenire operando esso stesso da SA, con esclusione in deroga, dal sistema di qualificazione. Si tratta di una previsione non contenuta nel testo attuale, per cui l’opera potrebbe essere realizzata solo dall’amministrazione e non dal privato, come invece approvato da prassi ormai consolidata avallata anche in ambito europeo e nazionale;
  • modificare alcune norme relative al Partenariato sociale per semplificarne la procedura di attivazione del partenariato sociale stesso ed agevolare la sussidiarietà orizzontale in favore della partnership pubblico privata a finalità sociale.

Un approfondimento specifico è dedicato alle proposte sul sistema di qualificazione delle Stazioni appaltanti e delle Centrali di Committenza.

ANCI, su questo punto, ha ribadito la necessità di attivare la “professionalizzazione” delle stazioni appaltanti come richiesto dall’UE, apportando alcune modifiche. In particolare gli articoli 62 e 63 dello schema di decreto legislativo, sul tema della qualificazione riprendono le recenti linee guida ANAC confermando che tutti i Comuni debbano qualificarsi per progettare, affidare ed eseguire appalti con differenti soglie per lavori e servizi/forniture.

L’Associazione propone quindi di modificare questo sistema di qualificazione, anche e soprattutto per l’esigenza di risolvere il problema della carenza di centrali di committenza che non si qualificano.

Infine, anche per ANCI è fondamentale prevedere un accompagnamento rispetto all’entrata in vigore delle disposizioni del Nuovo Codice Appalti, per scongiurare il rischio di un blocco degli investimenti proprio all’avvio delle opere previste nel PNRR e anche quelle necessarie già programmate per lo sviluppo locale e del Paese.

 

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