Modello organizzativo 231: cos’è e come si organizza
Il D.lgs. 231 dell’8 giugno 2001, recante la Disciplina della Responsabilità Amministrativa delle Persone Giuridiche, delle Società e delle Associazioni anche prive di personalità giuridica, detta la corretta elaborazione del Modello Organizzativo 231 e degli ulteriori strumenti di gestione.
Il legislatore guarda al Modello Organizzativo 231 quale strumento privilegiato per esimere la società dalla propria responsabilità amministrativa dipendente da fatto illecito. Il modello 231 viene visto come un insieme di protocolli che definiscono la struttura aziendale e la gestione di processi sensibili.
La composizione dei protocolli nel Modello organizzativo 231
Al di fuori di sporadici casi eccezionali, i protocolli tipici di un Modello Organizzativo 231 sono i seguenti:
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- Il Codice Etico aziendale ossia un documento, voluto dall’imprenditore, per raccogliere una serie di regole sociali e morali che intende fare proprie e che vuole fatte applicare a tutti i componenti della specifica realtà aziendale.
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- Il sistema disciplinare ossia l’elaborazione ed applicazione di un meccanismo di corrispondenza tra comportamenti difformi e sanzioni disciplinari. Il sistema disciplinare deve risultare compliance con il criterio della proporzionalità e rispettoso delle disposizioni contenute nello Statuto dei Lavoratori (l.300/1970) e nei vigenti contratti collettivi nazionali del lavoro (CCNL), pena l’inapplicabilità dello stesso modello.
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- L’introduzione dell’OdV (Organismo di Vigilanza). Si tratta di un ente interno alla realtà aziendale, dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo. Il suo compito principale è quello di vigilare costantemente, in modo tale da evitare condotte fraudolente da parte delle figure apicali dell’organizzazione.
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- L’introduzione di procedure specifiche per le aree sensibili, quei comparti maggiormente esposti al rischio di reato. Si tratta di una serie di controlli interni utili ad indirizzare, gestire e verificare le attività dell’impresa, assicurando il rispetto della normativa comunitaria, delle leggi e delle procedure a tutela dei beni della società, della salute e della sicurezza dei lavoratori e della regolarità contributiva e finanziaria.
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I presupposti del Modello organizzativo 231
L’elaborazione e l’aggiornamento del Modello organizzativo 231 non possono mai prescindere da una serie di stabili presupposti:
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- La valutazione del rischio (o risk assessment) al fine di individuare, analizzare, misurare e trattare il rischio di commissione di illeciti nelle varie ramificazioni aziendali (sia quelle consolidate, che quelle in via di sviluppo).
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- L’implementazione di procedure specifiche in grado di gestire eventuali rischi, prevenendo così la messa in atto di condotte illecite nelle aree high-risk.
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- La definizione della struttura gestionale di prevenzione dei reati. Si tratta, nel dettaglio, della combinazione di principi etici, di risorse (umane, economiche, formative ed informative), di responsabilità e di flussi di informazione, al fine di applicare e di aggiornare le procedure di prevenzione e di rilevazione di possibili nuovi rischi.
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Conclusioni
In definitiva, la valutazione del rischio, le procedure specifiche e lo strumento gestionale di prevenzione reati sono i veri “pilastri” su cui si fonda un valido ed efficace Modello organizzativo, in piena compliance con il puntuale dettato del D.lgs. 231 dell’8 giugno 2001.
Alla luce della sua grande utilità e della sua completezza, non si esclude che, in un prossimo futuro, il Modello organizzativo 231 possa diventare un obbligo sanzionato per tutti gli operatori economici.