Nuovo Codice Dei Contratti: Il Parere Di ANAC
Il Presidente dell’ANAC, Giuseppe Busia, espone la sua opinione sul Nuovo Codice, affermando che alcuni princìpi non hanno trovato tutta l’attenzione necessaria, specie in una fase del Paese in cui stanno affluendo ingenti risorse.
“Bene l’impulso alla digitalizzazione degli appalti del Nuovo Codice. Attenzione, però, a spostare l’attenzione solo sul ‘fare in fretta’, che non può mai perdere di vista il ‘fare bene’. Semplificazione e rapidità sono valori importanti, ma non possono andare a discapito di principi altrettanto importanti come trasparenza, controllabilità e libera concorrenza”.
Come evidenzia ANAC, la riforma del codice degli appalti rappresenta, nell’ambito dell’attuazione del PNRR, una delle scadenze di rilevanza europea del primo trimestre 2023, ossia una scadenza vincolante per la ricezione dei fondi da parte dell’Europa.
Il Presidente Busia riconosce diversi aspetti positivi del Nuovo Codice degli appalti, tra cui la gestione digitale degli appalti su tutto il ciclo di vita del contratto, dalla programmazione, alla richiesta del codice identificativo di gara, fino all’esecuzione e conclusione del contratto e all’ultima fattura.
Secondo l’ANAC, questo porta a pieno compimento quando già fatto con la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici (BDNCP): tutte le informazioni e le attività riguardanti l’appalto passeranno attraverso piattaforme telematiche interoperabili e confluiranno sul portale dell’Autorità, con l’acquisizione diretta dei dati.
Vi è un parere positivo anche sul rafforzamento della vigilanza collaborativa, uno dei più efficaci strumenti di prevenzione che consente, secondo ANAC, di intervenire con tempestività e garanzia della legalità nelle procedure di aggiudicazione, senza nessuna perdita di tempo.
Positivo anche il giudizio sul ruolo di ANAC di ausilio e sostegno alle stazioni appaltanti con la creazione di bandi tipo, documenti tipo, atti già pronti, che le amministrazioni possano usare.
Al contrario, però, vi sono dubbi in relazione alla trasparenza e alla pubblicità delle procedure. Nello specifico, soglie troppo elevate per gli affidamenti diretti e le procedure negoziate renderebbero meno contendibili e meno controllabili gli appalti di minori dimensioni, che sono quelli numericamente più significativi, tutto questo col rischio di ridurre così concorrenza e trasparenza nei contratti pubblici.