Corte Dei Conti: Relazione Sullo Stato Di Attuazione Del PNRR
Domani, 28 marzo 2023, verrà presentata al Parlamento, la Relazione sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, pubblicata dalla Corte dei Conti.
L’indice degli argomenti è come di seguito riportato:
- Attuazione del PNRR: la nuova relazione semestrale della Corte dei Conti
- Sezione I: la governance del PNRR
- Sezione I: lo stato di attuazione del PNRR
- Sezione I: l’utilizzo delle risorse
- Sezione I: focus sui Comuni
- Sezione I: stato di attuazione del PNC
- La Sezione II della Relazione
- Sezione II: focus sul settore costruzioni
La nuova relazione si inserisce in una fase in cui le iniziative del Piano hanno in larga parte preso avvio, in particolar modo sotto il profilo amministrativo.
Essa è suddivisa in due sezioni principali:
- la Sezione I, composta a sua volta da due macro-sezioni: l’analisi degli aspetti generali legati alla struttura e all’organizzazione del Piano, con particolare riferimento al tema della governance del PNRR e a quello dell’articolazione delle risorse finanziarie, e la verifica dell’attuazione del Piano, sotto diverse prospettive, come ad esempio il progresso verso il conseguimento degli obiettivi e il monitoraggio dell’attuazione del PNRR;
- la Sezione II, che contiene tre temi di approfondimento, ovvero gli interventi per la coesione territoriale, l’esame delle altre due dimensioni trasversali del Piano (il superamento dei divari generazionali e di genere), e infine il settore delle costruzioni, tenendo conto che una parte significativa delle risorse mobilitate con il PNRR e con il Piano complementare va ad attivare la filiera delle costruzioni.
I 55 obiettivi europei del secondo semestre 2022 risultano tutti conseguiti: 38 iniziative hanno esaurito gli obiettivi europei fissati, di cui 31 riforme e 7 investimenti.
Per i 52 obiettivi nazionali, la ricognizione effettuata dalla Corte dei conti evidenzia un tasso di conseguimento più basso; a fine anno, le attività inerenti a 7 target risultavano solo avviate, 5 target figuravano ancora in via di definizione, mentre per ulteriori 8 obiettivi emergevano ritardi rispetto alla scadenza programmata.
Ancora intenso lo sforzo profuso nello scorso semestre sul fronte delle riforme strutturali, in particolare nel settore della giustizia civile e penale, in quello della concorrenza e delle politiche attive del lavoro.
Inoltre importanti avanzamenti sono registrati nel settore dell’istruzione e per gli investimenti infrastrutturali, prevalentemente legati al settore dei trasporti ferroviari, nonché sul fronte della transizione verde e digitale, in particolare nel settore pubblico e in campo sanitario.
Dal punto di vista finanziario risulta che a febbraio 2023, ammontano a 4,8 miliardi i fondi che le Amministrazioni centrali titolari di interventi hanno trasferito ai soggetti attuatori o ai realizzatori delle specifiche iniziative di spesa.
Parallelamente al PNRR, anche i programmi del Piano complementare muovono i loro passi in avanti. Tuttavia, l’esame del progresso nel conseguimento degli obiettivi intermedi previsti nei cronoprogrammi evidenzia criticità e ritardi dovuti ad una difficile situazione di contesto (inflazione e caro energia) e al conseguimento delle autorizzazioni da parte della Commissione europea in tema di aiuti di Stato.
Come spiega la Corte, il flusso di opere attivato dal Piano e dal PNC, rapportato al periodo in cui andrebbero realizzati gli investimenti secondo il programma, potrebbe complicare la situazione.
In mancanza di una capacità produttiva adeguata, gli investimenti attivati potrebbero procedere lentamente, non riuscendo a rispettare gli obiettivi e mettendo a rischio i finanziamenti della UE al nostro Paese. In alternativa, gli investimenti del PNRR potrebbero anche venire realizzati, divenendo una sorta di canale prioritario rispetto ad altre attività, con conseguente “effetto spiazzamento” di queste ultime e un’attenuazione dello stimolo atteso dal PNRR sulla crescita.
Di fronte alle difficoltà di reperimento di manodopera emerse negli ultimi due anni, si pone quindi la necessità di assecondare la domanda di lavoro delle imprese, garantendo un adeguato flusso di lavoratori in ingresso nel mercato, eventualmente favorendo gli arrivi dall’estero.
In questo senso, la crescita delle costruzioni non appare risolutiva dei divari di genere, e può concorrere solo limitatamente a ridimensionare i gap generazionali in Italia.